31.12.2000: Messaggio di fine anno agli italiani del Presidente della Repubblica Italiana. L'opinione di Ginodi Caporiacco
Ciampi, un vero autonomista
Chi, come me, da tanti anni si batte per affermare che amare il proprio campanile e la propria regione (che è una sola) non è affatto in contraddizione con l'amore per il proprio Stato e per l'Europa; chi, come me, si è sentito etichettare durante il corso di tanti anni - da chi crede che le etichette sprezzanti valgano più dei pacati ragionamenti - in modi anche offensivi e sempre falsi,ha sinceramente gioito l'ultimo giorno del 2000.
Ha gioito ascoltando un basilare concetto espresso, con forza e convinzione, dal presidente della nostra repubblica, Carlo Azelio Ciampi. L'uomo che ha la rappresentanza di tutto lo Stato ha detto la sua fierezza di essere livornese, toscano, italiano ed europeo: quattro valori di una stessa scala morale, affermando che non vi è contraddizione tra questi valori, ma logica e armoniosa integrazione.
Nessun suo predecessore si era espresso così: significa che i valori nei quali noi da tanto tempo crediamo hanno conquistato anche la suprema carica della nostra repubblica. Ricordo che quando Fausto Schiavi, alla fine degli anni '60, nel nostro Consiglio regionale, proclamando la "bicipicità" di questa regione (bicipicità incontestabile e inconciliabile, come dimostrano anche gli scontri territoriali di questi ultimi giorni), additava la meta del Friuli regione, la stragrande maggioranza dei membri di quel Consiglio tentò di sommergerlo con ogni sorta di accuse. Egli tirò fuori dal portafogli la sua tessera del Movimento europeista. Schiavi, dunque, precursore di Ciampi.
In questi tempi si assiste a un tentativo di messa al bando, anche all'interno di partiti che dimostrano di aver perso - col cambiare il nome - anche il senso della storia di tante loro battaglie, di quelli che intendono, anche con proposte diverse, sia venuto il tempo di dare al Friuli una propria originale rappresentanza, continuando una strada che fu degli autonomisti del primo dopoguerra.
Sempre in questi tempi, si assiste a un arrabattarsi intorno a proposte (che non hanno sicuramente neppure il pregio di essere nuove), per tentare di falsare i termini della questione dilatandoli, coinvolgendo nel sogno anche un Land che appartiene a una Repubblica confinante con il Friuli e, addirittura, una sovrana Repubblica contermine. Per noi, autonomisti friulani, il disegno è assai più semplice, logico e persino graduato nel tempo, perché la nostra esperienza ci ha insegnato anche ad aspettare.
E' indispensabile tuttavia che, al più presto, il Friuli possa identificarsi attraverso l'assemblea delle sue tre (e domani quattro) province. Questo per ora - accettando il principio che questa regione "bicipite" possa tentare di risolvere i problemi degli equilibri territoriali non rissose dispute su chi ha avuto di più o di meno, ma attraverso una ragionata articolazione tra il Friuli e Trieste.
Se poi, alla prova dei fatti, anche questa soluzione si rileverà inadeguata, occorrerà riprendere con forza il disegno di giungere all'istituzione di una regione Friuli, senza condizionamenti esterni di alcun genere.
Questi progetti di amore per le proprie piccole patrie, persino quelle comunali, di questa Italia delle cento città, hanno avuto l'avallo autorevolissimo del presidente della repubblica e quindi osiamo sperare che i nostri detrattori - anziché scagliare contro di noi anatemi o sciocche definizioni - si mettano a riflettere finalmente, così come i "costruttori" di fantasiose soluzioni. Abbiamo scritto che sappiamo aspettare. Abbiamo aspettato e Ciampi ci ha reso giustizia.
(articolo apparso sul"Messaggero Veneto" del 2 gennaio 2001 - tiratura 64.887 copie)