ALTO FRIULI Chi deve votare, tutto il Friuli o solo i paesi di montagna? La battaglia si riaccende |
I sindaci al Consiglio di Stato |
Forni di Sotto e Ovaro resistono a Strassoldo e chiedono aiuto agli altri Comuni |
Udine
Intendono costituirsi in giudizio, come avvenuto in occasione del ricorso depositato al Tar di Trieste lo scorso gennaio, e sostenere con forza le ragioni a favore del referendum per l'istituzione della Provincia dell'Alto Friuli. I Comuni controinteressati, in accordo con l'amministrazione regionale, sono decisi a far valere le proprie tesi anche in occasione dei due ultimi ricorsi presentati dall'amministrazione provinciale. Il primo è un ricorso per motivi aggiunti e mira all'annullamento del decreto di indizione del referendum, emesso in seguito all'ordinanza del Tar di gennaio, mentre il secondo è l'appello alla Corte di Stato di Roma, contro la medesima ordinanza. «L'intento di Strassoldo spiega il sindaco di Forni di Sotto, l'avvocato Andrea Ghidina è quello di far riconsiderare la precedente decisione del Tar di Trieste che ha respinto la prima richiesta di sospensiva. Al fine di sostenere le posizioni che ci hanno dato ragione la prima volta portando il Tar a rigettare il ricorso dell'amministrazione provinciale, i Comuni controinteressati intendono costituirsi nuovamente in giudizio. Confidiamo, infatti, tanto nell'attività degli avvocati che stanno seguendo la procedura quanto nella nuova decisione del Tar e del Consiglio di Stato». È inoltre intenzione dei Comuni di Forni di Sotto e Ovaro, coinvolgere, come accaduto in occasione del primo ricorso, le amministrazioni degli altri 36 Comuni facenti parte del Comitato promotore. Il ricorso presentato da Strassoldo rientra, secondo il sindaco di Ovaro, Lino Not, in una precisa strategia politica. «Credevamo - indica Not - che l'esito del primo ricorso avesse portato il presidente della Provincia a desistere dall'utilizzo di strumenti errati. È inutile ricorrere alle aule di tribunale, con costi totalmente a carico dei contribuenti di tutta la Provincia, per mettere i bastoni fra le ruote ad un progetto nel quale crediamo e in cui abbiamo investito molto. Non è attraverso questi strumenti che si risolvono i problemi della montagna. Non si tratta, infatti, di una questione giuridica ma politica, che possiede luoghi e modalità di discussione propri che non sono certo le aule di un tribunale». Una scelta, quella attuata da Strassoldo, in linea con i principi che regolano la campagna referendaria portata avanti da palazzo Belgrado. «È giusto continua Not che i sostenitori del no abbiano la possibilità di portare avanti le proprie idee. In questo caso, però, non esistono progetti ma critiche, lamentele, obiezioni. Chi è contrario alla Provincia non porta avanti alcun progetto, alcuna soluzione che non sia il rafforzamento di enti che, purtroppo, hanno già segnato il passo e che hanno più volte fallito». |
Articolo apparso su Il Gazzettino del 25 febbraio 2004